Mameli's Hymn
ITA:
L'Inno di Mameli (Mameli's Hymn) is the national anthem known also as Fratelli d'Italia (Brothers of Italy), from its opening line.
Goffredo Mameli, a 20-year-old student and patriot, wrote the lyrics in the autumn of 1847 in Genoa, during the struggle for unification and independence of Italy, and only two months later in Turin another Genoese, musician Michele Novaro, composed the music. The hymn became immediately popular with the “newly made Italians”, enjoying widespread popularity throughout the Risorgimento and following decades.
However, after the unification of Italy in 1861, 150 years ago, Italy’s official national anthem was the Marcia Reale, the Royal March (or Fanfara Reale), the official hymn commissioned by Carlo Alberto di Savoia of the royal house of Savoy in 1831.
The Marcia Reale remained the Italian national anthem until Italy became a republic in 1946. On October 12, 1946, Il Canto degli Italiani was provisionally chosen as the country's new national anthem and only 60 years later, in 2005 a law was finally passed to turn it into the official one.
Over the past few years, however, many people expressed critical views on the Inno di Mameli, claiming that the melody is not as authoritative as the German Anthem composed by Haydn or the British “God Save the Queen”. The most common alternative indicated by Italians is “Va Pensiero”, which is a chorus from the third act of Nabucco (1842) by Giuseppe Verdi.
Few people know that great Italian composer Giuseppe Verdi himeself, in his Inno delle Nazioni (Hymn of the Nations), composed for the London International Exhibition of 1862, chose Il Canto degli Italiani – and not the Marcia Reale – to represent Italy.
Below you find the complete text of the original poem written by Goffredo Mameli and a brief explanation regarding the meaning of each stanza.
Brothers of Italy,
Italy has awoken,
with Scipio's helmet
binding her head.
Where is Victory?
Let her bow down,
For God has made her
Rome's slave.
CHORUS:
Let us join in a cohort,
We are ready to die.
We are ready to die,
Italy has called.
Let us join in a cohort,
We are ready to die.
We are ready to die,
Italy has called!
We were for centuries
Downtrodden and derided,
because we are not one people,
because we are divided.
Let one flag, one hope
gather us all.
The hour has struck
for us to join together.
CHORUS
Let us unite and love one another,
Union and love
Show the people
The way of the Lord.
Let us swear to free
Our native soil;
United under God,
Who can defeat us?
CHORUS
From the Alps to Sicily,
Legnano is everywhere;
Every man has the heart
and hand of Ferruccio
The children of Italy
Are all called Balilla;
Every trumpet blast
sounds the Vespers.
CHORUS
Mercenary swords,
they're feeble reeds.
The Austrian eagle
Has already lost its plumes.
The blood of Italy
and the Polish blood
It drank, along with the Cossack,
But it burned its heart.
CHORUS
In the first stanza Italy, ready for war, is wearing the helmet of Publius Cornelius Scipio Africanus , referring to his victory in the battle of Zama, which marked the end of the Second Punic War against the Carthaginians. In the second stanza, the divisions of Italy are blamed for the lack of respect the country faced throughout the centuries.
The third stanza is an invocation to God to protect the loving union of the Italians struggling to form their unified nation once and for all, the fourth recalls popular heroic figures and moments of Italian independence such as the Vespri siciliani, the riot started in Genoa by Balilla and the battle of Legnano. The last stanza of the poem refers to the part played by Habsburg Austria and Czarist Russia in the partitions of Poland, linking its quest for independence to the Italian one.
L'Inno di Mameli (Inno di Mameli) è l'inno nazionale italiano conosciuto anche come Fratelli d'Italia, dal suo verso di apertura.
Goffredo Mameli, uno studente e patriota di 20 anni, scrisse il testo nell'autunno del 1847 a Genova, durante la lotta per l'unificazione e l'indipendenza dell'Italia, e solo due mesi dopo a Torino, un altro genovese, Michele Novaro musicista, ha composto la musica. L'inno è diventato subito popolare fra “i nuovi italiani", godendo di grande popolarità durante tutto il Risorgimento e nei decenni successivi.
Tuttavia, dopo l'unificazione d'Italia nel 1861, 150 anni fa, l'inno nazionale ufficiale in Italia era la Marcia Reale (o Fanfara Reale), l'inno ufficiale commissionato da Carlo Alberto di Savoia della casa reale di Savoia nel 1831.
La Marcia Reale è rimasto l'inno nazionale italiano fino a quando l'Italia divenne una repubblica nel 1946. Il 12 ottobre 1946, Il Canto degli Italiani fu scelto provvisoriamente come nuovo inno nazionale del paese e solo 60 anni dopo, nel 2005, una legge fu finalmente approvata per trasformarlo in quello ufficiale.
Negli ultimi anni, tuttavia, molte persone hanno espresso delle critiche verso l’ Inno di Mameli, sostenendo che la melodia non è autorevole come quella dell'inno tedesco composto da Haydn o il britannico "God Save the Queen ". L'alternativa più comune indicata dagli italiani è "Va Pensiero", il coro dal terzo atto del Nabucco (1842) di Giuseppe Verdi.
Poche persone sanno che proprio il grande compositore italiano Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni, composto per l'Esposizione internazionale di Londra del 1862, scelse Il Canto degli Italiani - e non la Marcia Reale - per rappresentare l'Italia.
Qui di seguito trovate il testo completo del poema originale scritto da Goffredo Mameli e una breve spiegazione riguardante il significato di ogni strofa.
Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
ché schiava di Roma
Iddio la creò.
CORO:
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò!
Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
CORO
Uniamoci, amiamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
CORO
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
CORO
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
CORO
Nella prima strofa l'Italia, pronta per la guerra, indossa l’elmo di Publio Cornelio Scipione l'Africano, riferendosi alla sua vittoria nella battaglia di Zama, che segnò la fine della Seconda Guerra Punica contro i Cartaginesi.
Nella seconda strofa, le divisioni dell’Italia sono indicate come la causa della mancanza di rispetto che paese ha subito nel corso dei secoli.
La terza stanza è un'invocazione a Dio per proteggere gli Italiani che lottano per unificare la loro nazione una volta per tutte, il quarto ricorda figure eroiche popolari e momenti relativi all’ indipendenza italiana come i Vespri siciliani, la rivolta iniziata a Genova dai Balilla e la battaglia di Legnano. L'ultima strofa della poesia si riferisce al ruolo svolto Austria asburgica e dalla Russia zarista nella spartizione della Polonia, collegando la sua ricerca di indipendenza a quella italiana.