Joys of the Vespa
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I knew my dream of riding from Milan to Rome on an old Vespa was going to work when the woman at the Italian DVLA agreed to speed up the paperwork if the owner of the bike took her to lunch. It should have taken six weeks but with a pizza and vino in a romantic bar in Milan, they were stamped and issued immediately. It seems there is an ‘Italian solution’ to any problem.
This flexible approach towards regulations proved rather fortunate. I didn’t know it was impossible for a foreigner to register a vintage motorcycle in Italy. Nor did I realise that the special licence plates for foreigners were only for brand new bikes. I’d bought my vintage Vespa on eBay Italyon a whim, pursuing a dream I’d had since a teenager watching old movies like La Dolce Vita and Roman Holiday. I put in my bid and five days, six hours and twenty-three minutes later I was the proud owner of a 1961 Vespa with saddle seats and a little too much chrome. I now had seven days to send 21200 to a man in Milan I’d never met for a bike I’d never seen and that I couldn’t legally own.
But Gianni, the previous owner, answered my feverish, concerned emails with Latin nonchalance. I could pay him when I arrived in Milan and I could keep it registered in his name until I was ready to export it. What appeared to my Anglo-Saxon mind an insurmountable wall of red tape was an intriguing obstacle to be circumvented to Gianni’s more Latin mindset.
For Love of the Vespa
I took close to three months to meander from Milan to Rome. I came to rely upon people bending the rules to help me. Gianni not only agreed to keep the bike in his name but he helped me arrange membership of ACI, the local AA. The first time I called them out, the rescue truck took me to a mechanic who worked on old Vespas and who took me to a five-star hunting lodge and convinced the manager to house and feed me for less than 40 euros. In Siena I was allowed to park only metres from Il Campo. And in central Rome a Municipal policewoman turned a blind eye when I set off down a road restricted to residents and delivery trucks.
Of course, it helped that I was riding an old Vespa. I learned that the Vespa holds a special place in Italian hearts. For older generations it was cheap family transport in the post-war years. To teenagers in the 60s and 70s it was a cheap yet stylish ticket to freedom.
Every Vespa has a story. Mine was originally bought by a young man specifically to court his future wife. It was loaded with accessories – not to look flash, but to convince his future father-in-law that he was a man of means. (The second seat, however, was intended to ensure his girlfriend wasn’t too saddle-sore to say yes when he finally popped the question).
I met another chap whose whole family used to go on the Vespa every Sunday to the local village. Sometimes they had to choose between buying petrol or pizza. If pizza, father had to push the Vespa home.
Words for your vocabulary book
My rudimentary Italian became supplemented with helpful phrases. Non scintilla – no spark. Scoppia – it blasts (backfires). Puntini – points. I also learned the names the different regions gave the voluptuous curved cowls at the back of Vespas. In Livorno they called them puppe – breasts. In Lucca they were polmoni – lungs. The Romans were the most accurate, calling them chiappe – buttocks.
There is no better way to see Italy than on a Vespa. I could feel the sun and smell the freshly cut hay. I had to travel on minor roads, past stone villas and fields of sunflowers. I could ignore traffic restrictions and ride through ancient towns. The hook under the seat was perfect for the breads, cheeses, hams and tomatoes that I bought. When I finally got to Rome my girlfriend joined me and we had a fantastic time pretending we were in Roman Holiday. (Sally made a good Audrey Hepburn. I was a decidedly low-rent Gregory Peck.) We scooted up cobbled streets past the Coliseum and the Pantheon and to the tiny cafes and restaurants of Trastevere.
Riding a vintage Vespa in Italy was an impossibly romantic way to see this impossibly romantic country and one, I should point out, that should not be taken lightly –within six months of our weekend in Rome, Sally and I were married!
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Sapevo che il mio sogno di andare da Milano a Roma su una vecchia Vespa si sarebbe realizzato quando la signora presso l’equivalente in Italia del DVLA ha convenuto di sbrigare più velocemente la pratica se il proprietario del motorino l’avesse invitata a pranzo. Sarebbero state necessarie sei settimane ma con una pizza e del vino in un romantico bar a Milano, i fogli sono stati vidimati e rilasciati immediatamente. Sembra che ci sia una ‘soluzione italiana’ a qualsiasi problema.
Questo approccio alla burocrazia si è dimostrato efficace. Non sapevo che è impossibile per uno straniero registrare una motocicletta d’epoca in Italia. Così come non sapevo che le targhe speciali per gli stranieri sono disponibili solo per le moto nuove di zecca.
Avevo comprato la mia Vespa d’epoca su eBay Italy d’istinto, inseguendo un sogno che avevo avuto sin da ragazzo guardando vecchi film come La Dolce Vita e Vacanze Romane. Ho inserito la mia offerta e cinque giorni, sei ore e venti tre minuti dopo sono diventato l’orgoglioso proprietario di una Vespa del 1961 con i sedili a sella e un pò troppa cromatura.
A questo punto avevo sette giorni per mandare €1200 a una persona a Milano che non avevo mai incontrato, per una moto che non avevo mai visto e che non potevo legalmente possedere. Ma Gianni, il proprietario precedente, ha risposto ai miei messaggi di posta elettronica ansiosi e pieni di preoccupazione con calma
latina.
L’avrei pagato appena giunto a Milano e l’avrei potuta tenere registrata a nome suo fino a quando ero pronto ad esportarla. Ciò che sembrava alla mia mente da anglo sassone un muro insormontabile di burocrazia era invece per la mente più latina di Gianni un intrigante ostacolo da aggirare.
Per amore della Vespa
Ho impiegato quasi tre mesi per avventurarmi da Milano a Roma. Sono giunto ad appoggiarmi a persone che hanno piegato le regole per aiutarmi. Gianni non solo ha accettato di tenere la moto a suo nome ma mi ha aiutato ad organizzare la registrazione presso l’ACI, la AA locale.
La prima volta che ho richiesto il loro intervento, il carro attrezzi di soccorso mi ha portato da un meccanico che lavorava su vecchie Vespe e mi ha portato in un ricovero a cinque stelle. Ha convinto il direttore a ospitarmi e darmi da mangiare per meno di 40 euro.
A Siena mi è stato concesso di parcheggiare a pochi metri da "Il Campo". E al centro di Roma una vigilessa ha chiuso un occhio quando sono andato giù per una strada riservata ai residenti e ai furgoni porta consegne. Certamente, ha aiutato il fatto che guidavo una vecchia Vespa.
Ho capito che la Vespa ha un posto speciale nei cuori degli italiani. Per le vecchie generazioni era un mezzo di trasporto economico, negli anni dopo la guerra. Per i ragazzi negli anni sessanta e settanta costituiva un lasciapassare a buon mercato ma di stile verso la libertà.
Ogni Vespa ha una storia. La mia è stata originariamente comprata da un giovane uomo specificamente per corteggiare la sua futura moglie. Era carica di accessori – non per pavoneggiarsi, ma per convincere il suo futuro suocero che egli era un uomo ricco. (Il secondo sedile, tuttavia, aveva lo scopo di assicurarsi che la sua fidanzata non avesse un dolore troppo forte al sedere per poter dire sì quando lui avrebbe finalmente fatto la sua richiesta).
Ho incontrato un’altra persona la cui intera famiglia andava in Vespa ogni domenica al vicino paese. A volte dovevano decidere se comprare la benzina o la pizza. Se prendevano la pizza, il padre doveva spingere la Vespa fino a casa.
Parole per il tuo vocabolario
Il mio Italiano rudimentale è stato arricchito da utili frasi. Non scintilla, Scoppia (batte in testa), Puntine.
Ho anche imparato i nomi che le diverse regioni hanno dato alle voluttuose curvature nella parte posteriore delle Vespe. A Livorno le chiamano puppe – seni.
A Lucca si chiamano polmoni. I romani sono i più precisi, chiamandole chiappe.
Non c’è un modo migliore di vedere l’Italia che su una Vespa. Potevo sentire il sole e odorare il fieno appena tagliato. Dovevo andare su piccole stradine, davanti a ville in pietra e campi di girasoli. Potevo ignorare le restrizioni del traffico e andare attravero antiche città. Il gancio sotto al sedile era perfetto per il pane, il formaggio, il prosciutto e i pomodori che compravo.
Quando alla fine sono arrivato a Roma la mia fidanzata mi ha raggiunto e ci siamo molto divertiti facendo finta che eravamo in Vacanze Romane. (Sally ha fatto una buona Audrey Hepburn. Io ero uno scarso Gregory Peck.) Abbiamo sfrecciato lungo strade a selciato davanti al Colosseo e il Panteon, davanti a piccoli bar e ristoranti di Trastevere.
Guidare una Vespa d’epoca in Italia era un modo incredibilmente romantico di vedere questo paese incredibilmente romantico e uno, dovrei sottolineare, che non dovrebbe essere preso alla leggera – entro sei mesi dal nostro finesettimana a Roma, Sally e io eravamo sposati!